Studi epidemiologici, clinici e di laboratorio hanno fornito evidenze definitive sulla capacità dell’attività flsica di migliorare le prestazioni fisiche e di ridurre la morbilità e la mortalità cardiovascolare.
Si capisce allora il ruolo chiave del medico sportivo, che dovrà occuparsi a pieno titolo della prescrizione medica dell’esercizio fisico, ovvero della sport-terapia.
Lo scopo principale dello screening preventivo è verificare l’esistenza di cardiopatie clinicamente silenti nei soggetti apparentemente sani e di ridurre il rischio associato alla pratica dell’attività fisica in caso di cardiopatia accertata, attivando gli interventi terapeutici eventualmente necessari.
Nel soggetto sano, la sport-terapia si attua tramite la prescrizione di livelli di attività fisica ad intensità lieve-moderata, affiancati da esercizi per il mantenimento della forza muscolare, consigliati come misura di prevenzione primaria e di miglioramento della qualità di vita.
Quando, invece, si parla di attività fisica nel cardiopatico essa va intesa sempre e solo a scopo ricreativo o terapeutico, mai agonistico. Cio che è richiesto al cardiopatico è di svolgere una certa quantità di lavoro fisico per ottenere, con il minor rischio possibile, un miglioramento della qualità di vita ed una miglior prognosi della propria malattia.
Comunque, nonostante i numerosi dati scientifici a nostra disposizione spingano a seguire uno stile di vita fisicamente attivo, al giorno d’oggi solo una minoranza della popolazione italiana pratica regolarmente esercizio fisico. La promozione dell’attività fisica nella popolazione generale e in quella dei pazienti affetti da malattie cardiovascolari, cioè la prescrizione della sport-terapia, costituisce pertanto uno degli obiettivi primari delle nostre istituzioni sanitarie nei prossimi decenni.